Trovare un senso nel lavoro
Trovare un senso nel lavoro
Sempre più persone sperimentano difficoltà e insoddisfazione
Nel luogo di lavoro, qualsiasi esso sia, sempre più persone sperimentano difficoltà e insoddisfazione. Mentre da un lato (soprattutto i giovani) provano noia, lamento e fatica, dall’altro è necessario chiedersi:
- Per chi lavoriamo?
- Andrebbero riscoperti i valori del lavoro quotidiano?
Il mondo del lavoro nel corso del 2020 è drasticamente cambiato, questo è evidente. Dei vari aspetti, quello più preoccupante è il dilagare, proprio tra impiegati e dipendenti, di malesseri psicologici, un tempo propri solo delle figure apicali. Sono molto diffusi disturbi quali l’insonnia, emicranie, ansia, attacchi di panico, stanchezza cronica, dipendenza da attività dopaminergiche (dal gioco d’azzardo allo shopping compulsivo e allo sport eccessivo…).
Al di là delle problematiche oggettive, “il mondo del lavoro si è irrigidito, diventando terreno di lamento e noia”, come sottolinea Stefano Parenti sul periodico “Il Timone”. È sempre più difficile incontrare qualcuno che esprima gioia per il lavoro, anche per le mansioni impiegatizie un tempo ritenute invidiabili da molti.
Nell’epoca della globalizzazione manca una vera concezione della fatica. Soprattutto tra i più giovani, la sera, invece di tornare a casa soddisfatti della giornata, perversa un senso di lamento e un desiderio di fuggire; è così cambiata la concezione del lavoro che viene considerato come fatica e pressione più che come un valore e passione. Per molti il lavoro è ormai ricondotto meramente all’introito economico.
Se volessimo dunque cercare di riscoprire il senso del lavoro, dovremmo andare a cercare quali siano i motivi per cui affrontiamo la fatica quotidiana, il “perché desidero impegnarmi su quest’attività?”
Oltre all’evidente lavoro “per guadagnarmi da vivere”, vanno considerati anche gli aspetti più umani. Il lavoro infatti educa l’uomo a controllare l’emotività e forgia il carattere, allena la perseveranza, la fortezza e la gioia che deriva dalla soddisfazione di aver portato a termine un compito assegnatoci. Queste virtù prevalgono, e devono prevalere, sulla pigrizia, l’apatia e l’insoddisfazione. Cercare di vedere il proprio lavoro in un quadro più grande, volto a costruire un mondo migliore, per esempio per aiutare gli altri a rendere più bello il creato, può aiutarci a vivere la giornata lavorativa piuttosto che solamente “al sopravvivere”.
Sta tutto quindi nello scoprire in noi per chi lavoriamo: per una crescita personale, per i figli, per i nostri genitori, per dare qualcosa al mondo… Sta ad ognuno di noi prendere consapevolezza di sé stessi e scegliere con libertà.