Assegno Unico e universale
La principale misura a sostegno delle famiglie
Previsto dalla Legge n. 46/2021, contenente la delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico, consentirebbe di perseguire il dichiarato obiettivo di garantire un importo medio mensile di 250 euro per ogni figlio, fino ai 21 anni di età.
La misura sarebbe dovuta partire a pieno regime da Luglio di quest’anno ma, viste le difficoltà che ha comportato nel 2020 l’introduzione infrannuale del Trattamento Integrativo (T.I.R.), si è ragionevolmente optato per posporre l’entrata in vigore di una misura “definitiva”.
Andando al succo, il Governo ha pertanto optato per:
- l’introduzione di una misura “ponte” dell’Assegno Unico, denominata “Assegno temporaneo per i figli Minori”, usufruibile tra Luglio e Dicembre 2021 per coloro ai quali non spetta l’Assegno per il Nucleo Familiare;
- un potenziamento dell’Assegno per il Nucleo Familiare, con elevazione degli importi mensili;
- rimandare l’ingresso a pieno regime dell’Assegno Unico e universale a partire da Gennaio 2022.
In questo articolo approfondiamo dunque i tratti, seppur ancor’oggi frammentati, dell’Assegno Unico e universale. Per quanto riguarda invece le misure transitorie in vigore da Luglio a Dicembre di quest’anno vi consigliamo la lettura del seguente articolo.
L’Assegno Unico è “universale” in quanto spettante a tutte le famiglie con figli, senza distinzione tra lavoratori dipendenti ed autonomi. Trattasi di un contributo economico mensile che dipenderà dall’indicatore ISEE del richiedente e che avrà probabilmente una componente fissa e variabile. L’assegno andrà a sostituire molte misure di sostegno frammentate: l’assegno ai nuclei con almeno tre figli minori, l’assegno di natalità, il premio alla nascita o all’adozione, il fondo di sostegno alla natalità e, nel quadro di una più ampia riforma del sistema fiscale, verranno gradualmente superate o soppresse le detrazioni IRPEF per figli a carico e l’Assegno per il Nucleo Familiare (dovrebbero rimanere i Bonus asili nido ed i Congedi parentali).
Potrà esserne richiesta l’erogazione mensile oppure l’utilizzo come credito di imposta.
Nello specifico, l’Assegno Unico verrà assicurato per:
- ciascun figlio nascituro a decorrere dal settimo mese di gravidanza;
- ciascun figlio minorenne a carico;
- ciascun figlio maggiorenne a carico e fino al compimento del ventunesimo anno di età purché frequenti un percorso di formazione, svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa limitata con reddito complessivo inferiore a un determinato importo annuale, sia registrato come soggetto disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro; svolga il servizio civile universale;
- ciascun figlio disabile anche dopo il compimento del ventunesimo anno di età, qualora risulti ancora a carico.
Sarà poi prevista una maggiorazione dell’Assegno per le madri sotto i ventuno anni e per i figli con disabilità, per i quali oltretutto non sono previsti limiti di età, purché a carico. In aggiunta, per ogni figlio a carico dai 18 ai 21 anni, il beneficio verrà ridotto alla metà. L’assegno sarà, inoltre, compatibile con altre forme di sostegno, come per esempio il reddito di cittadinanza.
Centrale è il fatto che l’Assegno venga corrisposto sulla base di criteri progressività legati all’ISEE, indicatore economico complessivo, e più aderente al vero, della situazione economica del nucleo familiare. Tale previsione si sgancia dal puro parametro reddituale da sempre utilizzato per l’attribuzione delle detrazioni (reddito individuale) o dell’Assegno per il Nucleo Familiare (reddito del nucleo familiare).
Secondo uno scenario simulato dall’ISTAT, seppur valutando un assegno difforme dalla misura “ponte” oggi introdotta, l’Assegno Unico determinerebbe un incremento di reddito per il 68% delle famiglie con figli rispetto a quanto percepito oggi.
Tra queste, l’impatto positivo si avrebbe soprattutto le famiglie con reddito da lavoro autonomo, oggi non raggiunte dagli ANF, e quelle con i redditi più bassi che, per incapienza, attualmente non fruiscono delle detrazioni fiscali.
Per circa il 30% dei destinatari, invece, sempre secondo l’ISTAT, l’impatto sarebbe negativo. Ciò sarebbe dovuto all’abrogazione delle attuali misure di sostegno, ai vincoli legati all’ISEE familiare, alla ridefinizione, in senso restrittivo, dell’età per essere considerati figli a carico, alla riduzione dell’assegno con riferimento ai figli successivi al secondo.
Nello specifico, i profili più critici sarebbero i soggetti con figli over 21 a carico dei genitori, i quali potrebbero perdere i benefici delle detrazioni fiscali, come il fatto che la riduzione dell’assegno tra i 18 e 21 anni, nel periodo in cui le famiglie sostengono un maggior onere, il beneficio è ridotto alla metà.
Uno degli aspetti che lascia più dubbi è il requisito anagrafico del figlio a carico, per il quale l’assegno è riconosciuto, che deve essere minorenne o maggiorenne fino a 21 anni, con la sola eccezione in caso di disabilità, a fronte della quale si prescinde dall’età. Nelle famiglie italiane sono infatti molti i figli a carico over 21 anni, per i quali i rispettivi genitori hanno sempre potuto fruire delle detrazioni per familiare a carico e che, se non disabili, non daranno diritto alla fruizione del nuovo Assegno Unico.
Ci sono poi le coppie conviventi, non coniugate e non riconosciute da unione civile che, per il calcolo degli ANF, possono computare il solo reddito del richiedente, previa rinuncia dell’altro genitore. Con il passaggio all’ISEE verrebbe considerato l’intero reddito familiare, inclusi i patrimoni mobiliari e immobiliari.
Per quanto riguarda infine una riflessione più ampia, sottolineiamo il fatto che, al momento, l’Italia è molto al di sotto della media UE in termini di aiuti alle famiglie con figli. La spesa pubblica per il sostegno delle famiglie nel 2017, infatti, era per l’Italia pari all’1,1% del PIL contro una media UE pari al 2,2%.
In aggiunta, la misura “ponte” dell’Assegno Unico, la quale da poco ha preso forma, non consente di fatto di ottenere l’obiettivo di un assegno medio mensile prossimo ai 250 euro per ogni figlio, fino ai 21 anni di età. Secondo le stime serviranno almeno ulteriori 6 miliardi per dare un’attuazione, soddisfacente per le famiglie, del Family Act, senza dimenticare le risorse necessarie per riformare le aliquote IRPEF per le persone fisiche, visto l’assorbimento delle detrazioni per figli a carico previsto dalla riforma in oggetto. Il percorso pare, dunque, in salita.